non so che nome darti

Posted by ladyfinck On domenica 20 marzo 2011 0 commenti

mi mancano molte cose. una di queste è il rumore del mare. il frangersi delle onde sulla spiaggia, il profumino di salsedine e iodio, le alghe che ti si incastrano tra le dita, il granchietto che corre lasciando segnetti sulla sabbia. le corde usurate dal sale e dalle intemperie, il legno che si impregna di quell'odore tipico dei porti di mare.

mi manca la sensazione di temporanea euforia che mi assale quando lascio la terraferma e vago con le sensazioni, in posti e luoghi che chissà. forse non rivedrò mai più, forse non ho nemmeno mai visto.



sono molto triste. purtroppo accadono cose molto spiacevoli che mi riguardano da vicino e intorno a me vedo solo un mare di parole senza senso.

sono così amareggiata che anche le cose per cui mi sarei arrabbiata o avrei tutto il diritto di arrabbiarmi... mi scivolano galleggiando intorno. è come se fossi una sorta di boa, galleggio, il resto è lì. galleggia e scorre pure lui. intorno. a volte corrode però, lasciando segni fastidiosi che si eviterebbero volentieri.

una volta mi sentivo pesce, era meglio. quantomeno l'acqua mi entrava nelle branchie, mi sfiorava una pelle viva. ora sbatte contro plastica. morta.



bho.

ho una brutta sensazione dentro, qualcosa che non riesco a decifrare e continua a pulsarmi dentro. non capisco. è come se improvvisamente... avessi perso qualcosa. qualcosa di importante, come una fiamma che si spegne perchè una folata di vento se la porta via.



mi butto nel lavoro, mi butto nel gioco, mi annebbio il cervello con cose di cui non mi frega un cazzo.. ma non passa. è come cercare di curare una polmonite con l'aspirina.



mi sento impotente. impotente di fronte alle difficoltà che le persone che amo stanno affrontando, impotente di fronte alla perdita di tante altre migliaia di piccole luci che si sono spente, impotente di fronte a cose su cui nessuno ha il controllo, impotente di fronte all'inesorabile mutare degli eventi.



adattarsi, alla fine mi lamento come un opossum (neologismo) ma mi sono sempre saputa adattare. forse sono solo stanca. stanca di dover continuamente lottare contro le cose perchè è sempre un continuo adattarsi ad esse, mai che ci sia un minuto di tregua.



e allora incoscientemente me la sono presa lo stesso, quella tregua. come se avessi involontariamente spinto il bottone OFF sul televisore. sono lì che pigio i tasti del telecomando ma tutto rimane spento. vuoto. nero.



un nero con la faccina sorridente, che ride scherza e cerca di essere sempre disponibile. quando in realtà vorrebbe solo una copertina, un bicchiere di coca cola, il mare che bagna la punta delle dita e un braccio intorno alle spalle.



va tutto bene piccina?

va tutto bene.

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