a volte il destino è ciò che si incontra sulla strada intrapresa per evitarlo.

Posted by ladyfinck On domenica 7 novembre 2010 0 commenti

E’ così no? lo dice anche Ogway in KungFu Panda.

La mia vita va tutto sommato bene. Anzi più che bene. Sto affrontando a testa alta problemi che definire problemi è ridicolmente riduttivo. Sto cercando di lasciarmi alle spalle brutte esperienze e brutte depressioni. Sto cercando, e credo di aver migliorato tantissimo, di uscire dalla spirale di .. stasi in cui io e il mio corpo siamo stati per quasi 30 anni. Sto cercando di respirare col naso sopra al pelo dell’acqua e c’è il sole che riscalda e fa sentire vivi. VIVI.

 

Questa è stata la sera degli esperimenti. Fatti in silenzio, senza dirlo a nessuno, cercando di capire cosa di me sia davvero cambiato e cosa invece rimanga lì a rotolarsi stringendosi la pancia su un letto che assomiglia sempre di più ad una tomba.

E così è comparsa lei, la mia ..ultima? immagine. Quantomeno ultima immagine del mio io digitale. Non so se… non ho idea di cosa riservi il futuro per questo lato di me, ancora mi riesce difficile separarmene. So che è la cosa giusta ma è come dare via un pezzo di se stessi e non sono pronta.. e forse non lo sarò mai.

Il sollievo di aver dato sostanza ad alcune immagini che mi tormentavano da settimane è però stato forte. Così è seguito il secondo esperimento.
Nella mia vecchia casa passavo molte ore sul balcone, di notte, mentre sullo schermo del pc aspettavo con impazienza di poter parlare oppure  anche solo scorrevano immagini felici che non scorderò mai. Pause brevi ma lunghissime, tinteggiate di magia, di brezza che ti punge il viso, di occhi che si chiudono osservando un fazzoletto di cielo che all’epoca mi sembrava infinito e stretto allo stesso tempo. Rumori, persone, animali, tutto era dannatamente uguale ogni notte e dannatamente confortante nella sua… ciclicità. Un balcone.. cosa vuoi che sia? E’ solo un pezzo di cemento che spunta come una spina dal fianco di un palazzo, no? Ferro mattoni cemento. Un mondo dentro un mondo fatto di mondi. Un attimo una sensazione, un tesoro. Un insieme di emozioni e sensazioni che per forza di cose rimarranno irripetibili. e ora come ora vorrei averle salvate, come in Loveless, per averne un ricordo che mai nessuno potrà cancellare. Tenermelo dentro fa male. Fa davvero male.

Oggi vedo altre luci, sento altri pavimenti sotto i piedi, ascolto altri rumori e ricordo altre cose. Tutti con la loro ineguagliabile natura, tutti col loro fascino e i loro legami affettivi. MA a volte.. a volte vorrei tornare indietro e sedermi su quella sedia di plastica, mentre i muri perdono polvere sul pavimento di linoleum, la ringhiera scricchiola, la tenda sbatte, il pc ronza, la poltroncina di vimini si sbriciola… e il mio cuore si riscalda.

PEnsieri difficili, avrei pagato per ricevere quell’abbraccio in quel momento. Mi sono accontentata di un gelato che mi regalerà un bel mal di pancia fra un po’ di ore ma pazienza.

Poi un pensiero fugace. Esisterò ancora? E lì si mette in moto il motore del destino che ti fa trovare luoghi che non immaginavi avresti più visto.. ora che il tuo è stato spazzato via da necessità tanto materiali quando psicologiche. Suoni che ti riportano indietro di anni e ti fanno ricordare quanto sbagliata triste e sola fosse la tua vita allora. PErsone che nel momento in cui senti di non essere più *dentro* quei pixel ti avvicinano come avresti voluto un tempo.. ma ora non ne senti più nemmeno la sorpresa felicità. Un orgoglio che è andato perso e che preferisce riscaldarsi quando si sente apprezzato al di fuori, invece che per un paio di immagini online. Un ritorno al mio luogo di nascita, dove tutto è cominciato e tutto sta sostanzialmente finendo. Nostalgia dei tempi in cui era tutto facile e finto. Fastidio. Voglia di scappare. E un sentimento di libertà e liberazione quando la X diventa l’unica immagine che vuoi clikkare , dopo solo 5 minuti. E lo fai. Esci. Chiudi. Volti pagina.

E’ la calamita, ci ha provato.. ma non appena sono tornata me stessa… non ho più sentito quel dolore. E mi sento riscaldata dalle parole che mi stai dicendo adesso. E che mi hai, in un certo senso, sempre detto.

 

V.

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